lunedì 25 giugno 2012

Sana’a e la notte

Sana’a e la notte è uno sguardo sul mondo, su un angolo di mondo suggestivo e affascinante, e forse per alcuni lontano.  Sana’a e la notte è il regalo di un'antropologa che attraverso frasi ed immagini evoca la sua Sana’a, il suo viaggio e la sua emozionante esperienza.
A voi le parole di Elena Dak, per iniziare un nuovo viaggio...

“Sana’a al khadima mi fu davanti come una visione, una sagoma turrita punteggiata di
sparse aperture luminose. Mi aggirai per i vicoli stretti senza sapere dove stessi andando.
Nulla le assomigliava nella mia memoria se non la città dove sono nata. Se il Medio
Oriente ha una forma ed un luogo ideali, un odore, una metafora, un prototipo, Sana’a
rappresenta tutto questo. Pasolini aveva detto: “Se l’idea di Venezia è nata in qualche
punto dell’oriente, questo punto è lo Yemen. Sana’a la città più bella dello Yemen, è
una piccola, selvaggia Venezia posata sulla polvere del deserto, tra giardini di palme e
orzo, anziché sul mare”*. La città quella notte, e tutte le successive, mostrò di possedere
la stessa natura delle apparizioni, una bellezza irreale che rasentava la perfezione, quasi
eccessiva come ebbe a dire il poeta. Tornai in albergo come di ritorno da un viaggio
nel tempo. Le case torre, gotiche nello stile e nella verticalità, affastellate l’una all’altra
contro il cielo della notte divennero da allora meta privilegiata dei miei pensieri e dei
miei passi.”
Sana’a è una delle città più affascinanti del Medio Oriente. Ci ho vissuto per brevi momenti:
l’ho percorsa, osservata, annusata. Spesso, seduta su qualche muretto al bordo di un
giardino, ho lasciato che la sua vita e la sua gente mi passassero davanti. Ho sempre tenuto
un quadernetto in tasca per poter trascrivere in qualunque momento quel che la città mi
raccontava. Sono passati anni e si sono affastellati appunti, quaderni e fotografie; tutto è
entrato a far parte di queste pagine in cui Sana’a, la mia Sana’a, è diventata femmina, luna,
terra, pane, profumo, voce, notte. Giancarlo Iliprandi, meglio di chiunque altro ha saputo
tratteggiare la mia Sana’a con la sua mano e i colori.
L’intenzione è quella di raccontare un luogo di grande bellezza stritolato tra arretratezza e
tradizione da un lato e voglia di modernità dall’altro, tra il rispetto della convenzioni sociali
e l’anelito alla trasgressione. Uno sguardo ad un paese la cui capitale raccoglie tutte le
contraddizioni e la bellezza che ovunque regna sovrana. Dai tempi della regina di Saba le
donne continuano ad essere protagoniste, da Tawakul Karman vincitrice del nobel per la pace
2011 alla “Pietà yemenita” di Aranda vincitrice del World Press Photo 2012. Se non posso
salvare Sana’a e la sua bellezza, desidero quantomeno tentare di raccontarla.

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