sabato 2 ottobre 2010

1000 km ovvero due giorni por la carretera

Ande, amazzonia, pampa e foresta pre-savana, tutto questo c'è in Bolivia e tutto questo noi abbiamo visto dal nosto pulmino. Due giorni infiniti di viaggio che ci han regalato immagini meravigliose e una stanchezza non indifferente.


Incallajta significa terra degli Inca e si trova a 132 km ad est ci Cochabamba, è l'estremo avamposto orientale dell'impero Inca, abbandonato nella prima metà del 1500.
Qui siamo immersi nel paesaggio andino, abbraciati da rotonde e morbide montagne di color verde scuro e steppose.


Renè intinge l'indice nel calice di vino, lancia una goccia a terra e si tocca la fronte, la bocca e il cuore perché prima di mangiare e bere qualunque cosa lo si dà alla Pachamama. Renè è un cochabambino conosciuto alla Isla, un insieme di chioschetti allegri dove si può mangiare tacos, anticuchos, hamburghesa, e sevice (zuppa di pesce crudo). Mentre mangiamo passa un ragazzo con i capelli lunghi e alcuni monili creati da lui, è Renè, ci fermiamo a fare amicizia e ci consiglia di finire la serata al Fusion: un locale gestito da un Italiano. E così, con Giancarlo e Renè, trascorriamo le ultime due sere a parlare di Bolivia e del nostro viaggio tra un bicchiere di vino e foto di Venezia e Pordenone alle pareti. Le fetuccine al pomodoro e melanzane che ci ha preparato Giancarlo sono state il nostro saluto all'Italia e il sorriso e i racconti di Renè sono stati il nostro lasciapassere


-Giancarlo, quanto tempo ci mettiamo ad arrivare a Villa Tunari?
-Beh, dipende da quanti camion trovate.
Infatti la giornata di giovedì la passiamo in viaggio... stupendo assaporando con gli occhi ciò che regala il paesaggio: dal clima andino passiamo alla foresta amazzonica. Villa Tunari si trova a 300 metri s.l.m. ma prima attraversiamo un passo a 3800 m. s.l.m.; il resto è tutta fantasia della natura.
Per pranzo Raphael ci porta al Conquistador, un ristorante elegente con un allevamento di pesce. Non eravamo troppo felici di essere lì e l'ironia del nome ci fa ricordare che siamo alla ricerca di qualcosa di più autentico e non turistico, siamo alla ricerca della Bolivia più "vera" e lontana dalla contaminazione occidentale.E' pur vero che anche questa è una realtà: è un aspetto della Bolivia di oggi e luoghi come ristornati e alberghi che rispecchiano lo stile occidentale ci sono non solo per i bianchi ma per gli stessi boliviani che desiderano, e possono permettersi, questo tipo di turismo.






L'ONU nel 1952 equipara la masticazione delle foglie di coca all'assunzione di droga. L'uso tradizionale è però stato concesso a stati come Bolivia, Perù, Colombia e Venezuela.
Attualmente ogni famiglia può coltivare fino a 4000 metri quadrati di coca e ne ricava 4 raccolti l'anno. Si chiude un rametto tra il pollice e l'indice e li si fa scorrere fino alla fine così le foglie rimangono nella mano e la pianta non viene danneggiata. Dopo 4 ore di essicazione le foglie sono pronte per il mercato. Con le foglie di coca si può produrre sapone, liquore e tè. La masticazione delle foglie è molto frequente principalmente nella zone andina perché aiuta la regolarizzazione della pressione, altri effetti sono quelli dell'eliminazione degli stimoli della fame e del sonno. All'ospedale di Chipiriri la suora fa persente che  il problema della denutrizione è lagato sia al fatto che alcuni bambini vengono abbandonati perché i genitori stanno nei campi a coltivare sia perché chi mastica molto perde lo stimolo della fame. E' anche vero che la coca ha ottimi scopi terapeutici e che risolve il problema dell'altezza, sia con il metodo della masticazione sia sotto forma di mate (tisane) che aiuta anche per vari problemi intestinali.


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Altri due giorni di viaggio per raggiungere Trinidad con sosta a San Javier
Gelateria ambulante al mercato. Passo a 3800 metri s.l.m.

 

Il mazziere ha il compito di mantere l'ordine nel luogo sacro e di far uscire chi non lo rispetta

Tutti i giorni alle 18 inizia l’ora del suono e gli animali della foresta cantano in coro fino al tramonto, solo una cosa sola li fa smettere: un pericolo. Improvvisamente la foresta è in ascolto, in paurosa attesa.
Qui, nel taglie e brucia, il vento porta con  il silenzio e lascia la desolazione di questo luogo: un cimitero che odora di legno bruciato dove la cenere entra nella pelle e negli occhi, che rispondono con lacrime.
 

1 commento:

  1. ciao Sara!
    La bellezza dei tuoi racconti mi fanno rivivere le emozioni lasciate in sospeso in quella splendida terra... grazie!!! Ti mando un bacio grandissimo, riempi gli occhi di esperienze e colori, ti continuo a leggere... a presto!

    Alice

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