mercoledì 27 ottobre 2010

Coma fai a capire gli abitanti di un luogo se non vivi come loro?



Tre ragazze a Curva. Sono state due notti e tre giorni memorabili. Già la strada per arrivare a Curva potrebbe intimorire qualcuno: una strada non  asfaltata che sale per le montagne, larga tre metri, senza barriere, a sinistra la montagna a destra il burrone. Due ore di salita e di sobbalzi.
Siedo vicino ad una giovane donna con il suo bambino, Luis Angel, che mi sorride mentre mangia i biscotti. Con la donna non parlo molto, ci sorridiamo e basta, lei aspetta che mi sposti per avre lo spazio di accomodare e cambiare il bambino.


Scendiamo a Lagunilla e la prima cosa da fare è cercare Umberto: il padrone dell'ostello. Vado a casa sua e per fotuna è qui, prende le chiavi e ci fa accomodare. L'ostello è una casetta tutta per noi molto bella e accogliente, non proprio pulita, e con qualche animaletto ospite.
Sono quasi le cinque del pomeriggio e andiamo a Curva, a circa 15 minuti a piedi, a prendere quel poco che ci manca. Sapevamo che avremmo trovato poco, ma non immaginavamo che nessuno vendesse acqua, eppure... qui si bevono solo bibite confezionate.
Alla tienda della piazza trovo doña Teresa, la ragazza che mi sedeva affianco in autobus, nemmeno lei ha acqua, le sorrido e prendiamo qualche verdura da cucinare.

Maribel è una gentilissima odontoiatra che lavora al centro ospedaliero di Curva, centro bellissimo perché oltre ad essere centro medico è anche consultorio Kallawaya (medici tradizionali). Qui le due medicine sembrano lavorare assieme e nello stesso luogo si può incontrare un dottore e un kallawaya, il paziente può quindi seguire entrambe le cure, o decidere di prendere delle medicine allopatiche e chiedere un rituale per la pachamama o consultare un kallawaya per organizzare un riuruale utile a richiamare la sua anima che lo ha abbandonato dopo uno spavento.
Maribel mi aiuta a trovare dei kallawaya disponibili a parlare di sè e del loro lavoro, e tra un appuntamento vero e uno mancato riesco a parlare con don Ramon e don Miguel, lo sciamano invece non c'è e nemmeno don Maximo, probablimente è a La Paz. Tutto questo perché i kallawaya viaggiano molto, sono conosciuti come medici itineranti e la loro forza sta nel fatto che costantemente si radunano per confrontare le esperienze di ciascuno e mantenere vivo il loro sapere, sparso per gran parte del sud America.
Dopo la prima chiacchierata con don Ramon torniamo a casa. Sono le 8 di sera e camminiamo nel buio per arriovare a casa e scoprire che Umberto non è passato ad aprirci gli armadi... vado a casa sua ma stanno tutti dormendo.
"Scusi Umberto! Scusi per il disturbo ma ci servono le chiavi...grazie...anh, c'è acqua calda?
"Agua caliente? No hay"
"E quanto dura la luce?"
"Non lo so, dipende..."
"Vale, muchas gracias, buenas noche.... disculpame por la molestia."

Alla mattina ci svegliamo avvolte nella nebbia. Il paesino sembra sospeso nel nulla e ogni passo verso Curva mi regala un'apparizione, qualcuno che appare dalla nebbia "buen dia", e scompare nella nebbia alle mie spalle, verso la sua meta.


Maribel mi aiuta ancora e facciamo il giro del villaggio fino al cimitero e su nel luogo sacro, dove i kallawaya si ritrovano per le loro cerimonie alla pachamama. I luoghi sacri sono otto e ognuno guarda un punto cardinale, sono luoghi ricchi di energia della terra, del vento, della montagna e dai quali si può vedere un pesaggio infinito: le ande con i loro terrazzamenti e le loro valli, qualche paesino e delle acquile che volano. C'è una croce. "E' la lotta della Chiesa Cristana contro i luoghi che ritiene pericolosi" mi spiega don Aurelio "qui i preti han sentito un'energia diversa e per combattere ciò che loro chiamano demonio han posto una croce, è la loro difesa." I kallawaya non si arrendono e continuano a rispettare la natura, ad organizzare riruali e ad offrire doni e chiedere aiuto e protezione alla pachamama e a necessità si recano nel loro luogo sacro, nonostante la croce.


Torno a casa con delle uova in una mano e con l'altra trascino della legna, incontro una vecchia signora carica di legna sulle sue spalle e un asino che la segue; sicuramente la sua legna avrà riscaldato la sua casa meglio della nostra!
Le ultime chiacchiere con i kallawaya e poi dobbiamo partire anche non è chiaro l'orario di partenza dell'autobus: sembra alle 12:00, un vecchio del paese dice 11:30 forse 12:00 e l'autista 11:00... forse è per questo che ieri una delle tre foglie di coca è caduta storta quando le ragazze han chiesto del viaggio a don Ramon. In ogni caso alle 11 siamo in strada e dopo 10 minuti arriva puntuale la pioggia, l'autobus dopo 20.
L'autobus scende tra la pioggia e la nebbia. Il viaggio è ancora più spaventoso e la strada è peggio della famosa carretera de la muerte.
Lasciamo Curva avvolta nella sua nebbia. Don Ramon scende con noi per un incontro importante e mi lascia la sua voglia di parlare della sua consocenza e alcune preziose rivelazioni sulle piante medicinali, lascio don Miguel e i suoi racconti dei rituali e dei tarocchi e lascio anche doña Teresa, che incontravo sempre in questi giorni e che solo prima di partire ho saputo la sua triste storia.

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