mercoledì 27 ottobre 2010

Don Aurelio



Avevo fretta di conoscere don Aurelio.
Una sensazione mi dice che probabilmente è il kallawaya che cercavo.
La pachamama, tramite le foglie di coca, mi dice che i luoghi sacri mi han chiamata, che sono qui per questo. Una domanda e la foglia cade, poi un'altra e un'altra ancora.
"Sara, hai un'associazione? Un gruppo di persone che lavorano con te?"
"Sì"
"Bene, queste foglie significano questo, vedi..."
E via così, don Aurelio mi sta conoscendo quardando le foglie e guardando i miei occhi.
"È la nostra relazione con la natura, con che cosa potremmo rimpiazzarla? Attravreso la coca comunichiamo con la terra e con le anime. Nella terra siamo e terra ritorneremo, ci reincarniamo anche nelle piante, torniamo alla pachamama e la coca è un prodotto della terra, non come le carte" Alcuni kallawaya leggono le carte ma don Aurelio dice che "è una confusione che ormai persiste da 500 anni", don Miguel invece sostiene che i tarocchi siano di derivazione incaica.


"E perché nelle tavolette di zucchero di offerta alla pachamama ho visto delle figure del diavolo e della Vergine?"
"Anche quello è una confusione con la quale ormai conviviamo. Vedi io ora indosso queste scarpe da tennis perché sono più comode e mi tengono più caldo delle ciabatte, vedi anche questa è una confusione.
Vedi Sara, è una confusione"
Questo è il sincretismo con il quale si convive e si combatte.
"Le domande che posso fare alle carte sono diverse da quelle che posso fare alle foglie di coca?"
"Certo, certamente! La coca è più completa"
"Don Aurelio, come faccio a capire se un kallawaya è sincero o meno? Mi han detto che non tutti sono sinceri"
"Beh, non è facile, ma ce ne sono alcuni che lo fanno per soldi, e lì vedi. La pachamama non chiede mai dei soldi, è il malato o chi necessita di un rituale che offre un prezzo. C'è chi dice che sono matto, ma io dico che i soldi non fanno la felicità, bisogna tenersi pulito l'anima e solo così puoi essere felice.
Da quando siamo stati dichiarati patrimonio dell'unesco molti si dichiarano kallawaya. Però non si può dare una tariffa, questo crea danno alla nostra cultura e per questo rischia di perdersi,
i veri kallawaya lavorano la terra e stanno sempre in contatto con la pachamama, il contatto deve essere quotidiano."
DoñaJustina, la sposa di Don Aurelio, ci porta un mate di camomilla e per renderlo più dolce ci aggiunge della Stevia, un dolcificante naturale "perché lo zucchero bianco è veleno, e così quello di canna, il miele va bene"


"Sara, c'è da fare un rituale"
"E quando? Domani devo partire..."
"Il tempo è qui. E' fermo, noi siamo i passanti. Vedi gli uccellini alla mattina? Ti parlano. Il vento accarezza la tua pelle; questa è la pachamama."
Cala la sera e torniamo verso il nostro alberghetto... una mezz'ora a piedi mente le nuvole lasciano spazio alla luna che ci illumina la strada.
E' buio nella strada della montagna ma non ho paura.


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